La “città pubblica” e le aree “libere” di Sant’Eusebio e di Pegli

I quartieri di edilizia residenziale pubblica a Genova

L’odierna città pubblica a Genova (vedi All.1 Città pubblica a Genova) è prima di tutto il frutto delle trasformazioni urbane che hanno interessato il capoluogo ligure con l’attuazione dei piani di zona ex lege 167 del 1962. Queste trasformazioni hanno avuto un impatto rilevante sulla struttura urbana della città. Il settore dell’edilizia residenziale pubblica (vedi All.2 Quantità della città pubblica) ha svolto un ruolo notevole in rapporto al peso insediativo, alla concentrazione di energie economiche produttive, alle modalità gestionali e alla creazione di nuove dimensioni urbane (Lagomarsino, 1997). Le aree insediative per l’edilizia residenziale pubblica si concentrano maggiormente nella zona del Ponente (Prà-Voltri, Pegli, Sestri, Borzoli e Cornigliano), lungo le valli del Polcevera (Begato) e del Bisagno (Sant’Eusebio e Quezzi), nell’area centrale (Granarolo e Via del Colle) e infine nel Levante (Quarto).

La dimensione degli insediamenti realizzati comprende una concentrazione di alloggi superiori alle 1.000 unità con punte significative a Quarto (2.000 alloggi), Prà-Voltri e Begato (4.000 alloggi) con circa 12.000 abitanti che nel panorama della Liguria costituisce un centro urbano di media grandezza. L’attuazione dell’intero Piano ha coperto l’arco di 20 anni e ha ormai raggiunto il quasi totale esaurimento per completamento di programmi ed esigua disponibilità delle aree libere. L’accelerazione attuativa a partire dagli anni Settanta ha richiesto inoltre un cospicuo investimento per la realizzazione di servizi anche a livello di zona urbana e di infrastrutture.

Dall’analisi critica del livello di piano emergono le seguenti considerazioni:

  • la scelta che il piano di edilizia economica e popolare opera per lo sviluppo dell’area urbana si concentra sulle zone collinari- montuose, con il conseguente ricorso a cospicui investimenti in presenza di complessità naturali legate alle specificità dell’assetto morfologico e alla stabilità dei terreni;
  • la maggior parte degli interventi vengono realizzati con forme di accordi che riguardano attività di costruzione in regime di convenzione e attività di costruzione per appalti a totale incarico pubblico. Ciò, se da un lato profila il rapporto di collaborazione tra interessi politico-amministrativi del Comune e interessi economico-produttivi degli operatori edili, dall’altro apre una riflessione su quale siano gli esiti quantitativi e qualitativi delle trasformazioni operate;
  • la dimensione operativa del Piano di Zona del Comune di Genova è articolata in 11 comparti di intervento, di cui 10 situati in aree di espansione edilizia e 1 in zona di recupero urbano nel centro storico. Essa configura una capacità di interventi per circa 6.600.600 metri cubi a destinazione residenziale che rappresenta una dimensione insediativa valutabile intorno agli 80.000 abitanti, nel rapporto di circa 80 metri cubi per abitante. Può essere rilevante notare il parametro della densità abitativa pari a 138 abitanti per ettaro, per un territorio di 580 ettari ma che in sé non offre significativi riscontri in termini di aggregazione e qualità urbana (Lagomarsino, 1995);
  • le scelte delle aree di intervento definiscono situazioni insediative differenti in rapporto all’ambito urbano di immediato riferimento che possono essere così sintetizzate:
    1. la prima configura uno sviluppo insediativo nettamente separato dal tessuto urbano come nei casi di Prà-Voltri, di Begato, di Pegli, di Quarto e infine di Quezzi per alcuni dei quali il tracciato autostradale marca la cesura con veri e propri effetti barriera; (vedi allegato Elaborazione grafica Bing Begato)
    2. la seconda si caratterizza per uno sviluppo insediativo disposto a ridosso di una frangia urbana che originariamente svolgeva funzione di nucleo autonomo con cui viene stabilito un debole livello di relazione come nei casi di Sant’Eusebio, Borzoli e di Granarolo; (vedi allegato Elaborazione grafica Bing S.Eusebio)
    3. la terza delinea il rilevante innesto nel tessuto urbano con una pluralità di relazione che annulla la stessa autonomia funzionale e figurativa dell’insediamento come nel caso di Sestri Ponente. (vedi allegato Elaborazione grafica Bing Sestri Ponente)
  • la condizione insediativa presenta, oltre ad una crescente richiesta di alloggi, alcune criticità ricorrenti. Queste riguardano il sistema delle strade e della viabilità, la dispersione dei servizi, la frammentarietà dei percorsi pedonali, l’isolamento spaziale che restituisce un’immagine territoriale di forte discontinuità. Si riscontrano modelli insediativi che, per aspetti organizzativi, spaziali e tipologici, presentano condizioni diversificate con necessità di interventi significativi o radicali soprattutto per quanto riguarda la riqualificazione dello spazio pubblico urbano. Tale operazione darebbe a questi insediamenti livelli di qualità che attualmente non si rilevano a fronte di un prevalente carattere di agglomerato “dormitorio”. 

 

Scelta delle aree studio

L’individuazione delle aree ha richiesto come azione preliminare una raccolta e verifica dei dati relativi allo stato delle proprietà pubbliche nell’area di Genova e ai reali usi del suolo rispetto a quelli previsti in normativa. Da quest’indagine conoscitiva (ricostruita attraverso lo screening catastale del regime proprietario, il complesso delle destinazioni d’uso previsto dagli strumenti di pianificazione e i sopraluoghi sul campo per valutare lo stato effettivo degli usi) sono emersi diversi caratteri significativi in relazione alle aree di pertinenza dei quartieri di edilizia residenziale sociale nell’area genovese.

Una reale valutazione di queste aree e delle loro potenzialità non può prescindere da uno sguardo più ampio sulla loro localizzazione negli ambiti di riferimento sia in rapporto ai tessuti edificati che ai i servizi e agli assi infrastrutturali esistenti.

    • A livello territoriale emerge una discontinuità nel rapporto tra aree centrali e aree periferiche, tra aree consolidate e aree di frangia evidenziata anche dall’articolazione del sistema infrastrutturale, che in molti casi separa i tessuti urbani più consolidati da quelli di nuovo impianto.
    • A livello patrimoniale emerge l’ingente consistenza di queste aree, in molti casi di proprietà comunale che lambiscono gli interventi residenziali come nel caso di Voltri-Prà e Pegli o si insinuano come veri e  propri brani all’interno dell’edificato come nel caso di Sant’Eusebio.  
    • A livello puntuale, da una verifica sul campo, emerge un basso livello di connessione delle aree di margine dei quartieri ERS con i più vicini tessuti edificati. Infatti la sistemazione di queste aree rileva:
      • mancanza di percorsi opportunamente progettati,
      • mancanza di uso come aree verdi o spazi aperti collettivi
      • diffuso stato di degrado delle aree soprattutto qualora non siano state date in gestione ad associazioni.

 

Caratteristiche e potenzialità

La forte presenza di spazi aperti all’interno dei quartieri e di frammenti di paesaggio agricolo che si insinuano tra e a ridosso degli edificati, la loro prossimità ad ambiti agricoli e contesti di valore ambientale e culturale li rendono componente strategica per la costruzione di nuovi sistemi di paesaggio.

I quartieri analizzati sono infatti caratterizzati dalla coesistenza di vuoti e spazi residuali, spesso separati dai settori più densi e funzionalmente complessi attraverso ambiti interstiziali più o meno estesi, tessuti ancora irrisolti, spazi agrari e infrastrutture.

Si affacciano di frequente su campagne urbane caratterizzate da orti e coltivi tradizionali, aprendosi verso territori segnati da pratiche e ritmi più lenti. Ciò si configura come un’opportunità per ripensare forme e usi dei paesaggi al margine dell’urbano e per riconquistare la dimensione collettiva degli spazi esterni.

La trasformazione degli spazi verdi interni ai quartieri in parchi, giardini, aree per lo sport, utilizzati anche da altri utenti della città, può trarre ulteriore forza dalla parallela attivazione di legami tra i quartieri pubblici e la campagna vicina.

Parchi agricoli peri-urbani, spazi di vecchie e nuove filiere agro-alimentari di eccellenza, sistemi di orti urbani concessi in convenzionamento, grandi aree per il tempo libero concorrono a rivelare una campagna che si potrebbe configurare come un efficace prolungamento degli spazi dell’abitare.

 
Analisi delle aree studio

Le due aree scelte si presentano già urbanizzate, collocate in posizione strategica rispetto alle vie di collegamento e si prestano per dimensioni e caratteristiche a interventi di completamento e di ridefinizione del sistema degli spazi aperti.

 

Sant’Eusebio-Mermi

La prima area individuata (link alla mappa) si colloca in salita Mermi nel quartiere di Sant’Eusebio e risulta di proprietà del Comune come area acquistata con cessione bonaria, ricadente nel Piano di Zona di Sant’Eusebio ex lege 167/1962.

L’ambito di riferimento nel quale si colloca è caratterizzato dal nucleo di Sant’Eusebio alla periferia di Genova, situato in un versante secondario della Valbisagno. Il contesto territoriale è caratterizzato dalla presenza di rilevanti valori naturali e antropici e da forti criticità dovute alle rapide e, spesso, disorganiche trasformazioni di carattere insediativo e infrastrutturale che hanno interessato la valle a causa dei processi di espansione urbana. Risulta evidente infatti il permanere di ambienti naturali e di matrice rurale, di emergenze e di nuclei storici accanto agli ampi spazi dedicati a servizi, ad attività produttive, commerciali e di deposito e alle infrastrutture stradali della valle (Balletti, 2007). Il riconoscimento di caratteri di pregio naturale e antropico da parte dei diversi strumenti di pianificazione e programmazione - dal Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia (PTCP), al Piano Urbanistico Comunale (PUC), al Piano Strategico della Città, ad Agenda 21 locale - ha innescato un processo di riqualificazione e valorizzazione di questo tessuto particolare della periferia urbana genovese dov’è ancora presente in modo rilevante la componente naturale.

In particolare, l’esperienza di Sant’Eusebio, condotta all’interno del Piano di azione dell’Agenda 21 come progetto pilota per azioni di miglioramento della qualità urbana ambientale e insediativa e con il Laboratorio partecipato “Progettiamo insieme Montesignano, Sant’Eusebio, Mermi” iniziato nel 2003, ha evidenziato un percorso progettuale con le seguenti finalità:

  • miglioramento, recupero e valorizzazione dei percorsi pedonali esistenti e di itinerari con forte valenza paesistica e ambientale
  • realizzazione di un’interconnessione a rete dei sentieri per collegarsi con la viabilità principale di fondovalle, per avviare una riqualificazione ambientale dei luoghi attraversati.

In particolare, per quanto riguarda il quartiere di Sant’Eusebio, i progetti si sono concentrati per migliorare la fruizione dei servizi localizzati a seguito della realizzazione della 167, dando priorità al recupero della fruizione pubblica degli spazi aperti attraverso la loro messa a sistema e il recupero delle aree residuali. Per quanto riguarda l’aspetto insediativo, va rilevato che nel complesso esso presenta, pur nella commistione di diverse tipologie abitative, un’organicità d’insieme.

Il valore dimensionale più contenuto degli insediamenti rispetto alle realtà di Pegli e Voltri-Prà, e il loro carattere di composta qualità figurativa, prefigurano soprattutto interventi di ricucitura più che di capillare ridefinizione degli spazi. Nel quartiere di Sant’Eusebio, infatti, il vantaggio della piccola dimensione e di un contesto urbano meno caotico hanno permesso un più facile adattamento da parte degli abitanti rispetto ad altre situazioni nonostante la scadente qualità abitativa di alcuni condomini.

L’area individuata è situata in posizione contigua a un’altra area già oggetto d’intervento da parte dell’Azienda Regionale Territoriale per l’Edilizia (ARTE) della Provincia di Genova inerente lavori di restauro e ristrutturazione del complesso storico situato in via Mermi (civico 2) per la realizzazione di un centro di servizi di interesse comune per anziani (finanziamento ai sensi della Legge 467/78 e P.Q.R 92/95). In posizione pianeggiante in corrispondenza della curva di salita Mermi, il complesso versa attualmente in uno stato di degrado avanzato per incuria e mancata fruizione. Di riscontro si rileva l’alto potenziale dell’area, proprio in relazione alla prossimità con gli insediamenti esistenti, alla presenza di urbanizzazione che ne garantisce un alto livello di accessibilità sia esterna che interna, alla localizzazione in affaccio allo scenario paesistico prospiciente di fondovalle. 

Per questo l’area si presta all’inserimento di modelli tipologici sostenibili con alta prestazione energetica e ad un intervento di completamento che preveda il recupero delle connessioni viarie esistenti e l’incremento di dotazione di spazi collettivi e aree verdi. Così quella che attualmente si denota con tutte le caratteristiche di un’area residuale potrebbe costituire un vero e proprio elemento di connettivo nella maglia del quartiere.

 

Pegli  Voltri-Prà

La seconda area situata a Pegli (link alla mappa) ricade nell’ambito di riferimento caratterizzato dall’intervento di Voltri-Prà e quello di Pegli.

L’insediamento di Voltri-Prà costruito per stratificazioni di piani e fasi attuative, si caratterizza per l’aver prodotto né l’effetto città né le condizioni di insediamento diffuso (bassa densità e integrazione tra edificato e natura del territorio). I segni di questa traumatica trasformazione territoriale sono chiaramente percepibili anche percorrendo i tratti stradali che lambiscono l’insediamento. Ciò che emerge come dato rilevante è, a fronte di una corposità insediativa, la mancanza di un’armatura urbana nell’impianto organizzativo che ha prodotto una serie disarticolata di episodi costruttivi. Un’episodicità non superata, ma ancor più rimarcata dalle localizzazioni e dal “fuori scala” degli assi infrastrutturali più simili al concetto di autostrada che di strada urbana.

Il fuori misura dei tracciati infrastrutturali, che ha determinato una rilevante alterazione in termini paesaggistici e funzionali, si riflette anche all’interno degli stessi quartieri per l’assenza di una chiara gerarchia nella distribuzione degli spazi che ne aumenta la dispersione, ne abbassa qualitativamente i livelli di relazione e ne rimarca la separazione. Dispersione leggibile anche nel caso di Pegli per il carattere episodico che caratterizza tutti e tre i tipi di intervento in cui si articola l’insediamento. La dispersione sul territorio rappresenta l’emblema della separazione, della continua e frequente soluzione di continuità del sistema insediativo.

La separazione risulta presente sia nelle relazioni interne sia in quelle esterne con il contesto dell’edificato preesistente e non è mediata da nessuna configurazione spaziale strutturante.     

Si rileva infatti una frammentata ubicazione degli spazi pubblici, delle attrezzature collettive, degli impianti scolastici e sportivi e delle aree verdi o il loro accorpamento in nodi di servizio senza caratteri spaziali sufficientemente definiti per figurare veri e propri luoghi di aggregazione.

Gli effetti riscontrabili sono quelli di una generale disorganizzazione spaziale che ha riflessi funzionali e fruitivi in relazione ai percorsi, alle residenze e agli spazi comuni. Si generano inoltre una serie di vuoti all’interno dei quartieri prodotti dalla mancanza di una stretta relazione tra dimensione degli spazi e portata dei flussi.

L’area delle “Lavatrici di Voltri” restituisce a scala territoriale un’immagine unitaria e fortemente riconoscibile anche se non paesaggisticamente condivisibile. L’organizzazione del quartiere pur evidenziano un disegno d’insieme strutturante, rileva una scarsa integrazione tra spazi interni ed esterni agli alloggi ed una scarsa accessibilità alle attrezzature collettive che fungano da poli di aggregazione.

L’area individuata si colloca a ridosso dell’insediamento e si articola su due piastre cementificate disposte a gradoni con affaccio verso il waterfront. Il contesto limitrofo è caratterizzato dalla presenza di terreni prevalentemente a uso orticolo e dalla presenza di manufatti rurali di sussidio all’attività agricola. È servita da una viabilità di collegamento con il quartiere che la lambisce sul retro e si presenta già urbanizzata, ma in stato di degrado.

La prossimità al tessuto edificato e la facile accessibilità ne prospettano un’ipotesi di recupero che anche qui contempli un intervento di completamento sussidiario al quartiere in termini di spazio collettivo misto all’inserimento di soluzioni abitative sostenibili con alta prestazione energetica.

 

Riferimenti bibliografici

Balletti F., (2007), (a cura di) Nuovi paesaggi per la periferia. Progetti per la Valbisagno a Genova, Alinea, Firenze.

Lagomarsino L., (1995), I nuovi quartieri di edilizia residenziale pubblica. I risultati della collaborazione fra Comune e Operatori Edili nell’attuazione dei Piani di zona ex lege 167/162,  Polis. Idee nella Città, Anno I, n. 4 dicembre 

Lagomarsino L. e Gazzola A. (1995), (a cura di), La riqualificazione delle periferie urbane, ErgaEdizioni, Genova.

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