Cantieri sperimentali

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Il programma LAB.net plus grazie all’ausilio del web e delle tecnologie digitali, ha dato il via ad alcuni Cantieri sperimentali che hanno come obiettivo quello di raccogliere, tramandare e mantenere vive esempi di tecniche costruttive edilizie e di manufatti attraverso strumenti innovativi, rendendo così “perenne” il loro insegnamento e fornendo una testimonianza importante anche per le generazioni future.
In concreto si tratta dalla creazione fisica di un “social network locale”, ovvero un cantiere virtuale fatto di hot spot, reti wi-fi, pc, il cui oggetto, oltre allo scambio delle relazioni tra le comunità locali, riguarda anche la conoscenza e la diffusione dei saperi tradizionali, delle tecniche costruttive,  la costruzione di progetti di sviluppo in modo partecipato e condiviso.
Non si è trattato dunque di realizzare un cantiere fisico ove “attuare un progetto” e “formare le maestranze”, ma di provare a consolidare esperienze attraverso la “rete”, portare contribuiti, stratificare le conoscenze del fare.
Per ogni area del laboratorio regionale sono stati realizzati diversi filmati che permettono di riprodurre una visione organica degli antichi mestieri del territorio, principalmente orientati all’area edile, riprendendo e montando le esperienze ritenute particolarmente significative per la storia materiale del territorio.

Il teccio a Calizzano (SV)
Il “teccio”, in dialetto, è l’essicatoio per le castagne, tipico della zona di Calizzano. È una costruzioni in pietra suddivisa all’interno in due piani: al piano terra veniva acceso il fuoco, mentre al piano superiore, su un graticcio di legno, si mettevano le castagne che venivano introdotte dalla finestrella soprastante. L’essicazione durava da 10 – 15 giorni a un mese.
Il castagno era fondamentale per l’economia della zona, perché forniva legname da costruzione e da ardere, mentre il suo prezioso frutto, la castagna, veniva utilizzato sia fresco che essiccato.

La bialera a Calizzano (SV)


La bialera è il canale d’acqua artificiale utilizzato per l’irrigazione e per sfruttare la forza motrice dell’acqua in mulini che azionavano segherie o magli per piccole attività metallurgiche.
La bialera veniva usata anche per smaltire la neve che s’accumulava per le strade d’inverno: essa veniva gettata nella bialera e poi smaltita nel fiume.
Un sistema di chiuse azionabili a mano garantiva la regolazione del flusso d'acqua nella bialera.

Il tetto in scandole a Calizzano(SV)
Il tetto in scandole è una copertura in legno di castagno tipica della zona di Calizzano. Si compone mettendo delle liste di legno affiancate e sovrapposte l’una all’altra tenute da un semplice chiodo che le ancora alla struttura sottostante. Pratica e resistente, può durare un centinaio di anni. Dopo un certo periodo di tempo, le tavole possono essere voltate dal basso verso l’alto garantendo una ulteriore lunga durata negli anni.

 

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